1887

OECD Multilingual Summaries

Pensions at a Glance 2019

Summary in Italian

Cover
La pubblicazione è disponibile all’indirizzo:
10.1787/b6d3dcfc-en

Uno sguardo sulle pensioni

Sintesi in italiano

Questa edizione di Pensions at a Glance esamina e analizza le misure adottate nei Paesi dell’OCSE tra settembre 2017 e settembre 2019. Come nelle edizioni passate, il rapporto comprende una selezione completa di indicatori sulle politiche dei sistemi pensionistici per tutti i Paesi dell’OCSE e del G20. Inoltre, questa edizione fornisce un esame approfondito di diversi approcci adottati per gestire le pensioni dei lavoratori atipici.

Occorre cautela al fine di evitare che i progressi realizzati per migliorare la sostenibilità delle pensioni non siano compromessi

Persistono le pressioni volte a mantenere livelli di pensione adeguati e sostenibili in termini finanziari, poiché si osserva un’accelerazione dell’invecchiamento demografico in molti Paesi dell’OCSE. Nel 1980, nell’area dell’OCSE, si contavano 2 persone di età superiore a 65 anni su 10 persone in età lavorativa. Nel 2020, tale valore dovrebbe aumentare fino a raggiungere un rapporto lievemente superiore a 3 persone su 10 di 6 persone su 10, entro il 2060. In numerosi Paesi, entro il 2060, la popolazione in età lavorativa, calcolata secondo soglie di età fisse, dovrebbe diminuire di più di un terzo.

Numerose misure adottate da settembre 2017 hanno fatto indietreggiare le misure prese nelle precedenti riforme. Recenti riforme hanno allentato i requisiti anagrafici per ricevere la pensione, aumentato le prestazioni ed ampliato la copertura. Le aliquote contributive sono state modificate in Ungheria, Islanda e Lituania; le reti di sicurezza sociale per le persone anziane e il minimo pensionistico sono stati aumentati in Austria, Francia, Italia, Messico e Slovenia. In Germania, sono anche aumentate le prestazioni sociali per le persone con redditi bassi, mentre la Spagna ha sospeso misure (fattore di sostenibilità e indice di rivalorizzazione) per affrontare le pressioni finanziarie derivanti dall’invecchiamento demografico. L’Estonia è l’unico paese che ha innalzato l’età pensionabile. All’opposto, l’Italia, i Paesi Bassi e la Repubblica Slovacca hanno ampliato le possibilità di pensione anticipata o hanno limitato l’innalzamento dei requisiti anagrafici annunciati in precedenza.

Con il miglioramento della congiuntura economica, la pressione finanziaria per riformare i sistemi pensionistici è diminuita ed è comprensibile che alcuni Paesi desiderino attenuare l’impatto di misure impopolari introdotte in un contesto di crisi finanziaria. Tuttavia, sebbene le pressioni finanziarie sui sistemi pensionistici siano state inasprite dalla crisi, spesso sono state anche il riflesso di debolezze strutturali. Indietreggiare sulle riforme che rispondono a esigenze di lungo termine, potrebbe indebolire la resilienza dei sistemi pensionistici agli shock economici in futuro e farli trovare impreparati per affrontare l’invecchiamento demografico.

Sulla base delle attuali misure di legge, poco più della metà dei Paesi dell’OCSE sta aumentando l’età pensionabile, dalla età media attuale di 63,8 anni a 65,9 anni. Ciò rappresenta solo la metà dell’aumento atteso della speranza di vita all’età di 65 anni nello stesso periodo e significa che questi cambiamenti non saranno sufficienti per consolidare l’equilibrio tra vita lavorativa e pensionamento.

Tenendo conto delle recenti riforme, i futuri tassi di sostituzione netti dai regimi pensionistici obbligatori per i lavoratori con salari medi e una carriera lavorativa completa, sono in media pari a un tasso del 59%, compreso tra un valore prossimo al 30% in Lituania, Messico e nel Regno Unito e a un tasso del 90% o superiore, in Austria, Italia, Lussemburgo, Portogallo e Turchia. Nei prossimi decenni, i tassi di sostituzione basati su carriere complete dovrebbero diminuire nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE.

Perché il lavoro atipico suscita preoccupazioni per le pensioni?

I lavoratori atipici appartengono a una categoria occupazionale molto eterogenea che comprende lavoratori dipendenti a tempo parziale e lavoratori interinali ma anche lavoratori autonomi, che rappresentano più di un terzo dell’occupazione nell’insieme dei Paesi dell’OCSE. Lo sviluppo di nuove forme di lavoro potrebbe indebolire le prospettive di reddito delle future generazioni di pensionati.

I lavoratori autonomi pagano generalmente contributi pensionistici meno elevati rispetto ai lavoratori che hanno lo stesso reddito imponibile. Solo in dieci Paesi dell’OCSE, le aliquote contributive dei lavoratori autonomi sono analoghe a quelle dei lavoratori dipendenti. Un elevato livello di discrezionalità nella definizione della base contributiva, nessun requisito per partecipare ai regimi correlati al livello di remunerazione, meno incentivi che spingono a sottoscrivere regimi volontari e aliquote contributive nominali inferiori sono i fattori più importanti cui si può ascrivere un livello meno elevato di contributi pensionistici. Ciò può avere gravi conseguenze per le prestazioni pensionistiche dei lavoratori autonomi, oggi e in futuro e per l’insieme della capacità necessarie per assicurare il finanziamento di pensioni adeguate.

Al momento del pensionamento, gli ex lavoratori autonomi tendono ad avere pensioni pubbliche inferiori rispetto agli ex lavoratori dipendenti e in genere, hanno un accesso più limitato ai piani pensionistici a capitalizzazione. Nei Paesi dell’OCSE, secondo un calcolo basato sui contributi obbligatori, i lavoratori autonomi riceveranno una pensione di anzianità inferiore del 20% rispetto a ex lavoratori dipendenti che hanno lo stesso reddito imponibile nel corso della loro vita lavorativa.

Molti Paesi possono adottare misure per migliorare i risultati in termini di pensione per i lavoratori atipici

Le riforme dei sistemi pensionistici che moderano le disparità tra lavoratori con contratti standard e lavoratori con contratti atipici in termini di copertura, contributi e diritti acquisiti potrebbero assicurare una protezione più equa, ridurre le diseguaglianze, consorziare i rischi nel modo più ampio possibile e facilitare la mobilità tra diverse tipologie di posti di lavoro.

L’azione volta a stabilire requisiti minimi di retribuzione per le pensioni a livelli sufficientemente bassi consentirebbe di eliminare alcune barriere cui fanno fronte i lavoratori temporanei e a tempo parziale per soddisfare le condizioni di ammissibilità alla pensione. La necessità di stabilire un trattamento uguale per tutti i redditi da lavoro significa che non si possono escludere i contratti di lavoro temporanei, a prescindere dalla loro durata, dal sistema di protezione pensionistico obbligatorio e che occorre abolire i requisiti di periodi di anzianità o di acquisizione dei diritti minimi, per acquisire i diritti alla pensione.

L’azione volta alla piena integrazione di tutti i lavoratori atipici nel sistema pensionistico obbligatorio nello stesso modo in cui sono integrati i lavoratori con contratti standard, limita gli incentivi finanziari che potrebbero spingere i datori di lavoro e i lavoratori ad utilizzare in modo abusivo le forme atipiche di occupazione. L’azione volta ad assicurare la trasferibilità dei diritti alla pensione e degli attivi dei piani di pensione, aiuta le persone che stanno cambiando lavoro a proseguire il loro piano di risparmio nello stesso regime o a trasferire i loro di diritti acquisiti. L’azione volta a limitare le perdite di reddito pensionistico derivanti dal sistema contributivo a capitalizzazione e consecutive al cambiamento di posto di lavoro e alle possibilità di prepensionamento, migliorerebbe la copertura e la sicurezza relativa alla vecchiaia. Inoltre, i regimi di pensione professionali facoltativi e i regimi di iscrizione automatica dovrebbero essere disponibili per tutti i tipi di contratto attraverso piani predefiniti nei Paesi in cui tali regimi sono disponibili per i lavoratori dipendenti.

Allineare le regole pensionistiche per tutti i tipi di lavoro significa che occorre perequare il totale – la somma delle aliquote a carico dei dipendenti e dei datori di lavoro ‑ delle aliquote contributive per tutti i lavoratori. In particolare, l’ampio grado di flessibilità nel definire la base contributiva per i lavoratori autonomi tende a produrre bassi contributi. Tuttavia, una decisione formale volta a limitare una tale flessibilità potrebbe non essere sufficiente per evitare bassi livelli di contributi e potrebbero essere necessarie adeguate misure di conformità. Abbassando i contributi pensionistici obbligatori dei lavoratori autonomi per promuovere il lavoro autonomo o sostenere i lavoratori in campi di attività poco retribuiti, si potrebbe evitare di diminuire i relativi diritti pensionistici, prevedendo sussidi che aumenterebbero i contributi più bassi, almeno per le persone con redditi bassi.

© OECD

Traduzione a cura della Sezione linguistica italiana.

L’utilizzazione della presente opera, sia digitale che stampata, è disciplinata dai termini e dalle condizioni consultabili online al seguente indirizzo : http://www.oecd.org/termsandconditions.

Le sintesi sono traduzioni di stralci di pubblicazioni dell’OCSE i cui titoli originali sono in francese o in inglese.

OECD

Disclaimers: http://oe.cd/disclaimer

This is a required field
Please enter a valid email address
Approval was a Success
Invalid data
An Error Occurred
Approval was partially successful, following selected items could not be processed due to error