8. Rafforzare la resilienza dell’agricoltura namibiana ai parassiti e alle malattie degli animali

La Namibia è fortemente soggetta a rischi naturali, quali alluvioni, siccità e incendi del veld, tra gli altri. Secondo il database internazionale delle calamità del Centro di ricerca sull’epidemiologia delle calamità, durante il periodo 1982-2019 si sono registrate un totale di 23 calamità, di cui nove siccità e 14 alluvioni che hanno colpito oltre 350.000 persone e causato 195 milioni di dollari di danni in totale. Tra queste, le maggiori calamità che hanno colpito più di mezzo milione di persone includono l’inondazione del 2011 e le siccità del 2013-2014 e del 2015-2016, che hanno coinvolto rispettivamente 780.000 e 580.000 persone. L’anno 2019 è stato il più arido degli ultimi 90 anni con gravi conseguenze per il settore dell’allevamento e i mezzi di sussistenza della popolazione. In termini di frequenza delle calamità naturali, le alluvioni si sono verificate il 65,2% più frequentemente rispetto alla siccità durante il periodo 1990-2014 (Figura 8.1). La mortalità legata alle calamità durante il periodo 1990-2014 è dovuta alle alluvioni al 100%, mentre le perdite economiche si stima che siano per l'89,5% il risultato della siccità e per il 10,5% dovute ad alluvioni (OFDA-CRED, 2020[1]).

Gli eventi meteorologici estremi sono aumentati in frequenza e gravità negli ultimi anni e si prevede che si intensificheranno a causa dei cambiamenti climatici. In particolare, si prevede un aumento del numero di giorni caldi, delle ondate di calore e della siccità (Ministero dell’ambiente e del turismo, 2010[3]). Si prevede, inoltre, che il cambiamento climatico altererà la distribuzione, l’incidenza e l’intensità dei parassiti e delle malattie animali e vegetali (FAO, 2008[4]).

Una sfida chiave che la Namibia sta affrontando è la coesistenza degli animali addomesticati con la vasta popolazione selvatica nella zona fertile attorno al confine settentrionale con l’Angola. Alcuni animali selvatici, come i bufali che vi pascolano, sono portatori dell’afta epizootica (FMD) e durante le siccità, a causa della natura aperta e non controllata di questa zona di confine, gli agricoltori namibiani vi lasciano pascolare il loro bestiame, il quale si mescola con i bufali selvatici aumentando il rischio di contrarre l’FMD. La gestione di questi spostamenti di bestiame è quindi cruciale per assicurare che gli animali allevati non vengano infettati.

I parassiti e le malattie degli animali, come l’afta epizootica, la pleuropolmonite contagiosa (CBPP ‒ malattia polmonare), la dermatite nodulare contagiosa, l’antrace, la brucellosi, la febbre della Rift Valley rappresentano una grave minaccia per il settore zootecnico della Namibia poiché un’epidemia può avere un impatto negativo sull’intera produzione del bestiame del Paese, sulla produttività e sull’accesso ai mercati di esportazione e quindi influenzare e minare la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza locali. La produzione di bestiame contribuisce a oltre i due terzi (67,6%) della produzione agricola totale della Namibia, di cui il bestiame è il maggior contribuente (51,7%) (Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste, 2019[5]). Considerando l’importanza della carne e dei prodotti a base di carne per gli introiti dalle esportazioni del Paese, in particolare la carne di manzo che viene esportata, tra gli altri, in Sud Africa, Unione europea, Regno Unito e Asia, garantire che la carne sia esente da malattie è fondamentale per soddisfare gli standard internazionali di sicurezza alimentare. L’attuazione di misure appropriate, adeguate ed efficaci per prevenire, controllare e gestire le epidemie è quindi essenziale, non solo per garantire i redditi degli agricoltori e di conseguenza la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza, ma anche per garantire la salute pubblica in modo che queste malattie zoonotiche non vengano trasmesse tra la fauna selvatica e il bestiame e poi agli esseri umani.

Le piogge eccessive e le alluvioni che si sono verificate nel febbraio/marzo 2009 in Angola, Zambia e Namibia hanno colpito sostanzialmente sette delle regioni centrali settentrionali e orientali del Paese. Inoltre, queste alluvioni hanno aggravato gli effetti della siccità del 2007 e delle alluvioni del 2008, specialmente sugli agricoltori di sussistenza e hanno provocato danni e perdite a colture e bestiame, in particolare nelle zone a bassa quota. È stato stimato che i danni e le perdite totali ammontano rispettivamente 136,4 e 78,2 milioni di dollari, di cui quasi il 3,5% e il 20% sono danni e perdite al settore agricolo e circa 163.000 persone hanno richiesto assistenza immediata per la sicurezza alimentare (FAO/WFP, 2009[6]).

Negli ultimi anni la Namibia è stata colpita da siccità ricorrenti, causate da precipitazioni erratiche e al di sotto della norma durante le stagioni delle piogge 2013/2014, 2014/2015 e 2015/2016, che hanno gravemente colpito la produzione agricola nella maggior parte del Paese e in particolare nelle aree comuni (Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste, 2017[7]). Per esempio, secondo una valutazione condotta nell’agosto del 2016, le perdite medie di raccolto per il mais hanno raggiunto tra il 73 e l’85% nella regione di confine settentrionale con l’Angola a causa dell’impatto della siccità indotta da El Niño (FAO, 2016[8]). Inoltre, come già accennato, il 2019 è stato l’anno più arido del Paese in 90 anni, che ha portato a un calo del 53% del raccolto di cereali rispetto della stagione precedente, inferiore di oltre il 42% rispetto alla produzione media ventennale, mentre oltre 59.000 capi di bestiame sono morti a causa di pascoli inadeguati (Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste, 2019[9]; FAO, 2020[10]).

La siccità del 2014/2015 ha inoltre portato gli allevatori delle cosiddette Aree comuni del nord a spostare il loro bestiame in Angola in cerca di acqua e pascoli, provocando un’epidemia di afta epizootica nel 2015, dopo quasi 27 anni. Dal momento che il confine è aperto tra i due Paesi, il bestiame namibiano si è unito e mescolato con i bufali selvatici, alcuni dei quali portatori di afta epizootica. In totale, sono stati registrati 264 casi di bovini con segni di afta epizootica in 28 focolai. Per controllare l’epidemia, 600.000 bovini, in totale, sono stati vaccinati in due turni, con una copertura vaccinale del 90,2%. Si è dichiarata la fine dell’epidemia nell’agosto 2015 in Namibia e nell’aprile 2016 in Angola (OIE, 2016[11]).

Il Paese ha subito un’epidemia di febbre della Rift Valley (RVF) tra maggio e luglio 2010. La RVF è un virus trasmesso dalle zanzare che colpisce principalmente il bestiame come bovini, pecore, capre e ruminanti selvatici come i bufali. È considerata una malattia zoonotica in quanto ha la capacità di infettare gli esseri umani. Questa epidemia è stata causata da un ceppo virale della RVF strettamente legato ai ceppi responsabili delle epidemie in Sudafrica negli anni 2009-2010, per le quali si sono registrati oltre 14.000 casi e la morte di 8.000 animali. Questo grande focolaio di RVF in Sudafrica è stato attribuito alle abbondanti precipitazioni di gennaio-febbraio 2010. In Namibia questo focolaio ha provocato la morte di 2.019 pecore e la morbilità di 35.000 pecore e capre. Ciò ha portato alla vaccinazione di 130.000 pecore e 67.000 capre (DVS, 2011[12]; Monaco et al., 2013[13]).

Tra gli impatti previsti della variabilità e del cambiamento climatici sull’agricoltura ci sono l’aumento delle richieste di irrigazione a causa dell’aumento delle temperature, cambiamenti, a livello del territorio, delle aree ottimali per la coltivazione dei campi e la silvicoltura, la riduzione delle rese delle colture pluviali, tra cui mais, sorgo e miglio e l’aumento dei rischi di alluvioni e altri eventi meteorologici estremi che avranno un impatto negativo sulla produzione agricola. Inoltre, l’aumento delle temperature avrà effetti negativi sulla produzione e sulla produttività del bestiame, soprattutto nelle regioni meridionali e centrali. Per di più, attraverso l’aumento della comparsa e dei focolai di parassiti, epizoozie e fitopatie, che possono influenzare negativamente, per esempio, la quantità e la qualità dei mangimi, lo stress da calore negli animali e la loro suscettibilità a parassiti e malattie del bestiame (Repubblica della Namibia, 2020[14]).

Il Sistema nazionale di gestione del rischio di catastrofi (NDRMS) della Namibia è composto da varie istituzioni chiave, di cui la Presidenza del Consiglio dei ministri (OPM) ha la responsabilità generale del funzionamento dell’NDRMS e gestisce il Dipartimento per la gestione del rischio di catastrofi (DDRM). Il DDRM ha il compito di coordinare le attività di gestione del rischio di catastrofi e di fornire supporto ai comitati regionali, di circoscrizione, di insediamento e autorità locali per la gestione del rischio di catastrofi (DRM) e funge da segretariato del Sistema nazionale di gestione del rischio di catastrofi. In questo modo esso offre i propri servizi a tutti gli uffici governativi, i ministeri e le agenzie a livello nazionale, regionale e comunale, così come agli organi statutari pertinenti, il settore privato, le comunità e altri attori non statali che sono coinvolti nella gestione del rischio di catastrofi nel Paese. Rappresentanti del Ministero dell’agricoltura, dell’acqua e della riforma agraria (MAWLR) fanno parte dei comitati DRM a tutti i livelli (Tabella 8.1).

La Namibia ha un gran numero di politiche, piani e strategie nazionali di riduzione/gestione del rischio di catastrofi (DRR/M) e politiche settoriali, in cui sono integrate l’agricoltura e la riduzione/gestione del rischio di catastrofi (Tabella 8.1). Per quanto riguarda la prevenzione, il controllo e la gestione dei parassiti e delle malattie degli animali, alcune delle misure di DRR/M, come lo sviluppo di razze di bestiame migliorate e ben adattate, l’attuazione di buone pratiche zootecniche e sanitarie - come le vaccinazioni e il controllo degli spostamenti (transfrontalieri) degli animali nonché la sorveglianza delle malattie degli animali - sono incluse nella Politica agricola del Paese del 2015 e nel Piano strategico del 2017 del Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste 2017/18-2021/22. Il Paese sta attualmente finalizzando la sua prima strategia DRM settoriale per l’agricoltura guidata dal MAWLR e sta aggiornando la propria politica nazionale sulla siccità del 1997, sulla base delle lezioni apprese dalla siccità del 2018/2019.

La sezione seguente descrive le buone pratiche DRR che la Namibia sta attuando per prevenire, controllare e gestire le epidemie di malattie animali, significativamente influenzate dal verificarsi di calamità legate a rischi naturali. Questi tipi di calamità, quali alluvioni e siccità, hanno effetti negativi sulla salute degli animali aumentando la loro suscettibilità alle malattie. Attraverso l’implementazione di misure ex ante, la resilienza del settore zootecnico ai parassiti e alle malattie degli animali è migliorata in Namibia.

La sorveglianza delle malattie animali è un’attività importante per valutare la presenza o l’assenza nel tempo di malattie animali in un Paese. La Namibia sta implementando strategie di sorveglianza attiva e passiva per monitorare le malattie. La sorveglianza passiva include, tra l'altro, il trattamento degli animali nelle cliniche veterinarie e presso le fattorie, l’ispezione di raduni di animali come aste, concorsi e mostre di settore, l’ispezione del bestiame importato e di quello destinato all'esportazione, ispezioni ante e post mortem nei macelli, sopralluoghi presso le fattorie e le comunità secondo un programma annuale di ispezione, nonché il controllo dei moduli di dichiarazione biennale sulla salute degli animali da parte degli allevatori.

Sono in atto programmi di sorveglianza attiva per l’afta epizootica, l'encefalopatia spongiforme bovina e i residui negli alimenti. L’individuazione attiva di una malattia comporta la raccolta di campioni di sangue o di tessuto da animali sospetti, che vengono poi sottoposti a esami e test presso il Laboratorio veterinario centrale. Qualora nel Paese non sia possibile lo screening di laboratorio, vengono presi accordi per inviare i campioni a laboratori regionali e internazionali che collaborano per confermare la malattia. I dati della sorveglianza e i risultati di laboratorio sono forniti alla sottodivisione di epidemiologia del Dipartimento per i servizi veterinari (DVS) per le analisi e le relazioni, agevolando un processo decisionale basato sui riscontri empirici per quanto riguarda lo stato delle malattie degli animali e le misure appropriate da intraprendere.

Per sostenere la sorveglianza delle malattie degli animali, il Sistema di identificazione e tracciabilità del bestiame della Namibia (NamLITS), gestito dal DVS, è stato istituito in stretta collaborazione con il settore privato, le organizzazioni degli agricoltori e l’Ente della carne della Namibia. Il sistema richiede che tutti i bovini di età superiore ai sei mesi siano identificati con marchi auricolari individuali. L’acquisizione e la vendita dei marchi auricolari è gestita dall’Ente della carne della Namibia in base alle istruzioni del DVS per la zona libera da afta epizootica, mentre il DVS gestisce la marchiatura del bestiame a nord della cosiddetta Recinzione veterinaria. Il sistema di tracciabilità copre anche i piccoli ruminanti, come pecore e capre, ma questi sono identificati come “lotti” appartenenti a singoli allevatori della stessa azienda. Una volta che l’animale è marcato, i moduli di registrazione sono presentati al DVS oppure online per collegare l’identificazione dell’animale a un’azienda specifica.

I permessi di movimento sono rilasciati dal DVS per la registrazione degli spostamenti degli animali da un’azienda registrata (ad esempio una fattoria, un macello, recinto per le aste o una struttura di carico) a un’altra. Un registro di partenza è compilato dal proprietario del bestiame inviante e registri di partenza e di arrivo sono compilati dal proprietario del bestiame ricevente, insieme al permesso di circolazione del bestiame vistato; tali documenti sono poi restituiti al DVS per i riscontri relativi allo spostamento. I permessi di circolazione del bestiame sono validi per 14 giorni. A un’azienda può essere impedito di ricevere altri animali se i documenti non sono prontamente restituiti e gli allevatori possono essere perseguiti qualora risultino coinvolti in traffico illegale di bestiame.

La Namibia attua strategie di suddivisione in zone come prescritto dall’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) per mantenere distinte le sottopopolazioni animali nel Paese per quanto riguarda l’afta epizootica e la pleuropolmonite contagiosa. Questa strategia di suddivisione in zone assicura che alcune sottopopolazioni del Paese possano trarre vantaggio dal commercio internazionale. Il Paese ha la cosiddetta Recinzione veterinaria (VCF), un elemento importante della strategia di zonizzazione del Paese, poiché divide il Paese in “Zona libera da afta epizootica senza vaccinazione” nel sud e “Zona a rischio di afta epizootica” nel nord. La Zona a rischio di afta epizootica è ulteriormente suddivisa in zona di protezione e zona infetta, che comprende l’intera striscia di Caprivi nel nord-est (Figura 8.2). La “zona libera da afta epizootica senza vaccinazione” gode anche dello status riconosciuto dall’OIE di zona libera da pleuropolmonite contagiosa, da peste bovina, da encefalopatia spongiforme bovina e peste dei piccoli ruminanti, peste ovina e caprina.

La Veterinary Cordon Fence è stata costruita nel 1897 e attraversa l’intero Paese in larghezza lungo il 20° parallelo dalla costa atlantica a ovest fino al confine con il Botswana a est. La recinzione è composta da due recinzioni separate, compresa una sezione esterna di 1,2 metri a prova di bestiame per impedire l’attraversamento da parte di animali addomesticati e una sezione interna di 2,2 metri a prova di selvaggina per impedire agli animali selvatici di saltare la recinzione. Un’area cuscinetto di 9 metri separa le due recinzioni e ci sono nove punti di controllo presidiati e permanenti lungo tutta la recinzione per impedire qualsiasi passaggio di bestiame. Nel caso di epidemia, questi passaggi possono essere chiusi per sigillare essenzialmente la zona libera da afta epizootica dal resto del Paese e dal continente africano. La manutenzione è costante e la recinzione è regolarmente pattugliata dal DVS, dalla polizia e dagli allevatori. Questi ultimi, grazie alla loro vicinanza alle recinzioni, sono in grado di avvisare rapidamente le autorità ed essere i primi a intervenire in caso di problemi.

L’obiettivo della zona libera dall’afta epizootica è di individuare precocemente e prevenire i focolai di questa malattia animale. La zona libera dall’afta epizootica è delimitata dalla VCF a nord, dal fiume Orange a sud, dal confine con il Botswana a est e dall’Oceano Atlantico a ovest. È essenzialmente un’enclave nel continente africano, poiché impedisce ogni contatto tra animali allevati e selvatici di altre zone o di altri Paesi. La circolazione da nord a sud di bestiame, selvaggina o dei prodotti dell’allevamento attraverso la VCF non è permessa, ma gli animali possono spostarsi nella direzione opposta. Una popolazione indenne da afta epizootica di 803 bufali cafri è attualmente presente all’interno dei confini del parco dell’altopiano Waterberg (Ministero dell’ambiente, delle foreste e del turismo, 2020[16]). Questi bufali sono campionati e testati congiuntamente dal DVS e dal Ministero dell’ambiente, delle foreste e del turismo ogni tre anni, per riconfermare il loro status di bestiame indenne da afta epizootica. Questi bufali non possono uscire dal parco, se non per essere venduti ai Paesi vicini e nessun bufalo può essere introdotto nel parco.

L’obiettivo della zona di protezione contro l’afta epizootica è di confinare i bufali cafri in parchi recintati. Questa zona è delimitata dalla VCF a sud, dal fiume Kavango presso l’apertura di Bagani a est, dall’Oceano Atlantico a ovest e dal confine con l’Angola a nord. L’area fertile intorno al confine tra Namibia e Angola, chiamata "le pianure di Kuvelai", è sfruttata per la produzione di ortaggi e per il pascolo di una grande varietà di animali selvatici e domestici. Dal momento che il confine settentrionale con l’Angola non è sorvegliato ed è aperto, il bestiame può circolare liberamente tra i due Paesi poiché le comunità su entrambi i lati del confine condividono stretti legami culturali ed etnici. Tuttavia, alcuni dei bufali di questa zona sono affetti da afta epizootica e durante la siccità gli allevatori namibiani possono lasciare pascolare il proprio bestiame in questa zona, dove il bestiame si riunisce e si mescola con i bufali, aumentando il rischio che contraggano la malattia.

Dopo l’epidemia di afta epizootica del 2015, è evidente che la zona di protezione resta vulnerabile, dato il confine permeabile con l’Angola e la ricomparsa dei bufali cafri in quel Paese. Il controllo di questo focolaio è un esempio di cooperazione multisettoriale nella gestione del rischio di catastrofi, poiché ha visto la collaborazione di allevatori, forze di polizia, DVS, Dipartimento per l’ingegneria agraria e per i servizi di divulgazione, Presidenza del Consiglio dei ministri, Ente della carne della Namibia, Meatco e Associazione nazionale degli agricoltori della Namibia. Inoltre, è stata avviata la cooperazione transfrontaliera per coordinare gli sforzi lungo il confine e ridurre la diffusione dell’infezione. Allo stesso modo, l’Istituto dei vaccini del Botswana, quale fornitore del vaccino, e il laboratorio regionale di riferimento dell’OIE sono stati strettamente coinvolti nella diagnosi e nella fornitura dei vaccini.

L’obiettivo della zona infetta è quello di mantenere un’alta immunità di gregge contro la pleuropolmonite contagiosa e l’afta epizootica. Questa zona, che copre la striscia di Caprivi e comprende la parte orientale della regione di Kavango a est e la regione dello Zambesi, è definita zona infetta a causa della presenza di bufali in libertà che si mescolano al bestiame. Per questo motivo, le epidemie di afta epizootica sono frequenti, in particolare nelle pianure alluvionali orientali, quando un gran numero di bestiame viene intrappolato in aree più alte. Per prevenire e controllare la diffusione di queste malattie, tre volte all’anno vengono effettuate le vaccinazioni di massa. I focolai in questa zona sono perlopiù dovuti al mancato rispetto del programma di vaccinazione, agli allevatori che non presentano il bestiame per la vaccinazione o alla mancata corrispondenza tra il vaccino e i ceppi virali prevalenti. Per affrontare queste sfide, viene mantenuta una stretta collaborazione tra i produttori, i servizi veterinari e l’Istituto dei vaccini del Botswana per la fornitura di vaccini, la sierosorveglianza post-vaccinazione1 e l'adeguatezza dei vaccini.2

La vaccinazione annuale di tutto il bestiame nell'intero Paese contro l’antrace e la brucellosi è obbligatoria secondo la Legge 1 sulla salute degli animali del 2011 e la prova di tale vaccinazione deve essere fornita ai funzionari DVS se gli allevatori vogliono cimentarsi nel commercio del bestiame. Inoltre, a nord della VCF, il governo somministra il vaccino contro l’afta epizootica e la pleuropolmonite contagiosa, poiché il suo controllo è considerato un bene pubblico. La vaccinazione viene normalmente effettuata due volte all’anno. Idealmente la dose iniziale è seguita da un richiamo a 30 giorni di distanza, tuttavia, dato il contesto difficile e le grandi distanze che vengono coperte, il richiamo avviene in media tra i 90 e i 120 giorni dopo. Quindi c’è sempre preoccupazione circa l’efficacia della vaccinazione e dubbi sul fatto che l’immunità protettiva venga raggiunta. L’obiettivo di queste campagne di vaccinazione di massa è di raggiungere l’80% di copertura vaccinale nella popolazione animale. La legge afferma anche che gli allevatori sono responsabili della cura e della vaccinazione preventiva di tutto il loro bestiame. Pertanto gli allevatori possono anche somministrare una varietà di altri vaccini contro altre malattie, come il carbonchio sintomatico, il botulismo, la pasteurellosi e la dermatite nodulare contagiosa, secondo i loro programmi annuali di vaccinazione o su consiglio di un veterinario autorizzato.

La Namibia ha dei piani di emergenza per l’afta epizootica, la pleuropolmonite contagiosa, l’encefalopatia spongiforme bovina e l’influenza aviaria, che definiscono passo dopo passo cosa dovrebbe essere fatto e da chi durante questi focolai di malattie animali per assicurare il rapido passaggio dalla preparazione all’azione. Oltre a ciò, il DVS mantiene negozi completamente riforniti a Otjiwarongo, Oshakati e Katima Mulillo, che dispongono di articoli, kit diagnostici, materiale da campeggio e cancelleria. Tali negozi sono supervisionati dai responsabili veterinari per assicurare che l’attrezzatura, i materiali e le infrastrutture siano sostituiti tempestivamente e rimangano pronti per essere utilizzati durante un’epidemia.

La stesura dei piani di emergenza coinvolge tutti i portatori di interesse; inoltre, il DVS assicura la revisione di routine dell’aggiornamento dei piani di emergenza in base alle mutevoli condizioni prevalenti. Simulazioni in tempo reale o a tavolino vengono eseguite e valutate per continuare a sensibilizzare il personale e la comunità durante i periodi in cui non ci sono focolai. Attualmente, non c’è una frequenza definita in cui tali revisioni dovrebbero avere luogo e le revisioni sono condotte a seconda delle necessità, in particolare durante e dopo i focolai, mettendo a frutto gli insegnamenti tratti da tali eventi. Di conseguenza, i piani di emergenza per situazioni di malattie rare o infrequenti sono difficilmente rivisti, simulati o oggetto di sensibilizzazione tra tutti i soggetti interessati.

Nonostante i sostanziali progressi raggiunti per garantire la salute degli animali attraverso l’attuazione di interventi che contribuiscono a prevenire, controllare e gestire i focolai di malattie animali aggravate dall’impatto di calamità legate a rischi naturali, come alluvioni e siccità, in Namibia rimangono alcune sfide da affrontare. Si invita a prendere in esame le seguenti raccomandazioni:

  • Espansione della copertura del NamLITS in modo tale da includere l’identificazione individuale di pecore, capre e maiali per sostenere la sorveglianza delle malattie: il NamLITS copre attualmente sia i bovini che i piccoli ruminanti, ma questi ultimi sono identificati come “lotti”. L’introduzione dell’identificazione individuale per pecore, capre e maiali nell’ambito del sistema di identificazione e tracciabilità del bestiame del Paese migliorerebbe la gestione delle malattie degli animali, soprattutto per quanto riguarda le malattie che colpiscono più specie, come la febbre della Rift Valley.

  • Migliorare l’implementazione e l’applicazione del NamLITS: migliorare l’implementazione del NamLITS a nord della VCF, anche attraverso l’applicazione di sanzioni contro i contravventori, favorirebbe la conformità degli allevatori. Un’applicazione più rigorosa dei permessi di movimento del bestiame e della certificazione delle importazioni nelle aree comunali settentrionali garantirebbe anche l’individuazione precoce e la risposta rapida per prevenire e controllare i focolai diffusi di malattie animali.

  • Revisione regolare dei piani di emergenza per le malattie degli animali e delle simulazioni: la realizzazione di aggiornamenti regolari dei piani di emergenza per le malattie degli animali attualmente in vigore e l’esecuzione più frequente di simulazioni, soprattutto nelle aree a sud della VCF, possono contribuire a migliorare la conoscenza, la sensibilizzazione dei portatori di interesse e la loro preparazione a rispondere a focolai in aree in cui le malattie non sono state identificate per periodi di tempo prolungati. Attraverso i piani di emergenza aggiornati, così come le simulazioni regolari e le prove, si può garantire che tutti i portatori di interesse siano consapevoli e abbiano le capacità di svolgere i propri compiti durante le epidemie. A tal proposito, è fondamentale disporre di procedure giuridiche aggiornate e logiche che costringano i portatori di interesse ad agire in modo predeterminato per controllare e gestire adeguatamente i focolai. A tal fine, definire una chiara gerarchia, ruoli e responsabilità è fondamentale. Anche i ruoli e le responsabilità dei portatori di interesse dovrebbero essere definiti dalla normativa nazionale. Infine, potrebbe essere utile nominare un funzionario specificamente responsabile dei piani di emergenza e del coordinamento dei focolai.

  • Incoraggiare una regolare cooperazione e collaborazione transfrontaliera con i Paesi vicini: la Namibia potrebbe trarre grande beneficio da un coinvolgimento costante dei Paesi vicini per armonizzare le diagnosi delle malattie animali, la vaccinazione e i programmi di prevenzione. Una stretta cooperazione regionale sulla sorveglianza e il controllo delle malattie animali potrebbe favorire l'assenza di malattie nella regione.

  • Perseguire un graduale trasferimento verso nord della VCF: attuare robusti programmi di eradicazione dell’afta epizootica e della pleuropolmonite contagiosa nelle aree comunali settentrionali è possibile attraverso il graduale trasferimento verso nord della VCF. Questo permetterebbe l’espansione della zona libera dall’afta epizootica e consentirebbe agli allevatori della zona di protezione di esportare anche la loro carne bovina e ovina verso mercati di maggior valore (che attualmente sono accessibili solo agli allevatori a sud della VCF). Per affrontare la mancanza di opportunità di mercato nell’NCA (Area comunale settentrionale) per quanto riguarda la vendita e l’esportazione di carne bovina, la Namibia dovrebbe promuovere questo commercio basato sui prodotti di base.

  • Garantire risorse adeguate ad assicurare la prevenzione, il controllo e la gestione dei focolai di malattie animali: Data l’importanza del settore dell’allevamento nell’economia della Namibia, sarebbe importante assicurare finanziamenti adeguati e continui per il coordinamento dei portatori di interesse e la prevenzione, il controllo e la gestione delle malattie animali. Le attività chiave, come regolari vaccinazioni di massa e sopralluoghi presso le fattorie, devono essere svolte su base costante e la loro pianificazione ed esecuzione potrebbe trarre grande beneficio da fonti di finanziamento regolari e strutturate.

Riferimenti bibliografici

[12] DVS (2011), National Summary Report (Rapporto riassuntivo nazionale), Windhoek, Namibia.

[10] FAO (2020), FAO Namibia Newsletter (Newsletter sulla Namibia), 1a edizione, FAO, Roma, http://www.fao.org/3/ca9843en/CA9843EN.pdf.

[8] FAO (2016), Assessment of impacts and recovery needs of communities affected by El Nino-induced drought in Kunene, Erongo and Omusati regions of Namibia (Valutazione degli impatti e delle necessità di ripresa delle comunità colpite dalla siccità indotta da El Niño nelle regioni Kunene, Erongo e Omusati della Namibia), FAO, Roma, http://www.fao.org/3/a-i6604e.pdf.

[4] FAO (2008), Climate-related transboundary pests and diseases (Parassiti e malattie transfrontaliere legate al clima), FAO, Roma, https://www.standardsfacility.org/sites/default/files/FAO_Climate_Related_Transboundary_Pests_and_Diseases_FAO.pdf.

[6] FAO/WFP (2009), Special report: FAO/WFP crop, livestock and food security assessment mission to Namibia (Relazione speciale: missione di valutazione FAO/WFP su coltivazioni, bestiame e sicurezza alimentare in Namibia), FAO, https://reliefweb.int/report/namibia/special-report-faowfp-crop-livestock-and-food-security-assessment-mission-namibia.

[5] Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste (2019), 2017 Annual Agricultural Statistics Bulletin (Bollettino annuale delle statistiche agricole del 2017), Namibia, https://doi.org/Unpublished.

[9] Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste (2019), Crop prospects, food security and drought situation report (Prospettive dei raccolti, sicurezza alimentare e relazione sulla situazione della siccità), http://www.mawf.gov.na/documents/37726/764836/Crop+Prospects+and+Food+Security+Situation++Report+-+February+2019+%285%29.pdf/23d6d6fd-de11-491d-b75c-d68d07830c27?version=1.0.

[7] Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste (2017), Agricultural Statistics Bulletin 2010-2015 (Bollettino delle statistiche agricole 2010-2015), Namibia, http://www.mawf.gov.na/documents/37726/764836/2010-2015+AGRICULTURAL+STATISTICS+BULLETIN.pdf/085f71b5-daec-40af-a486-aab5df71a926?version=1.0.

[15] Ministero dell’agricoltura, delle acque e delle foreste (2009), FMD Disease Free Zones and Fences (Zone libere dall’afta epizootica e recinti), Namibia.

[3] Ministero dell’ambiente e del turismo (2010), National Policy on Climate Change for Namibia (Politica nazionale sul cambiamento climatico per la Namibia), Windhoek, Namibia, https://www.adaptation-undp.org/sites/default/files/downloads/namibia_nationalclimatechangepolicyfornamib.pdf.

[16] Ministero dell’ambiente, delle foreste e del turismo (2020), Wildlife Census Waterberg Plateau Park 2020 (Censimento della fauna del parco dell’altopiano Waterberg 2020), Windhoek, Namibia.

[13] Monaco, F. et al. (2013), “Rift Valley Fever in Namibia, 2010 (Febbre della Rift Valley in Namibia, 2010)”, Emerging Infectious Disease (Malattie infettive emergenti), Vol. 19/12, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3840870/.

[1] OFDA-CRED (2020), International Disaster Database EM-DAT (Banca dati internazionale sulle calamità EM-DAT), http://www.emdat.be (consultato il 2 febbraio 2020).

[11] OIE (2016), World Animal Health Information System Follow Up Report No. 4 (Relazione di follow-up n. 4 del sistema internazionale d’informazione sulla salute degli animali), Parigi.

[2] PreventionWeb (2020), Namibia Disaster & Risk Profile (Profilo relativo a calamità e rischi della Namibia), https://www.preventionweb.net/countries/nam/data/ (consultazione: 15 novembre 2020).

[14] Repubblica della Namibia (2020), Fourth National Communication to the United Nations Framework Convention on Climate Change (Quarta comunicazione nazionale alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), Windhoek, Namibia, https://www4.unfccc.int/sites/SubmissionsStaging/NationalReports/Documents/5823401_Namibia-NC4-1-Namibia%20-%20NC4%20-%20Final%20signed.pdf.

Note

← 1. La siero sorveglianza è la rilevazione degli anticorpi del vaccino nel sangue dopo la vaccinazione.

← 2. L'adeguatezza dei vaccini consiste nel confrontare il ceppo selvatico con il ceppo vaccinale.

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