1887

OECD Multilingual Summaries

Indicators of Immigrant Integration 2015

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La pubblicazione è disponibile all’indirizzo:
10.1787/9789264234024-en

Indicatori sull’integrazione degli immigrati 2015

Integrarsi

Sintesi in italiano

Nel 2012, tra i residenti delle aree UE e OCSE, una persona su dieci era nata all’estero, per un totale di 115 milioni immigrati nell’area dell’OCSE e di 52 milioni nell’Unione europea, di cui 33,5 milioni provenivano da Paesi non UE. In entrambe le aree, UE e OCSE, la popolazione degli immigrati è aumentata di oltre il 30% dal 2000. Questo rapporto presenta un dettagliato confronto internazionale dei risultati degli immigrati nei Paesi dell’Unione europea e dell’OCSE e dei loro figli, per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’istruzione, il reddito, l’alloggio, l’impegno civile e la coesione sociale, corredato da una esauriente documentazione di riferimento.

Nella maggior parte di tali ambiti, gli immigrati tendono ad avere risultati inferiori rispetto ai nativi, anche se non sempre il divario è così evidente. I risultati tendono a essere meno favorevoli nei Paesi europei. Ciò si spiega, in parte, perché nei suddetti Paesi gli immigrati sono di estrazione socio‑economica meno avvantaggiata rispetto ai nativi. Allo stesso tempo, premesso che gli immigrati con un livello più alto di qualifiche ottengono risultati migliori rispetto a quelli con un livello più basso, l’istruzione superiore li protegge meno da una posizione svantaggiata rispetto a quanto rilevato per i nativi. Nonostante ciò, le differenze tra immigrati e nativi tendono a diminuire nel tempo, man mano che gli immigrati s’integrano nel Paese di accoglienza.

Principali risultati per gli immigrati nell’area dell’OCSE e dell’UE

  • Le sfide delle politiche dell’integrazione non aumentano con il numero d’immigrati rispetto alla popolazione nativa. Non vi è nessun legame evidente tra il numero d’immigrati rispetto al totale della popolazione e i risultati dell’integrazione degli immigrati. Semmai, i Paesi con alte percentuali d’immigrati tendono a registrare risultati migliori per le politiche d’integrazione.
  • In quasi tutti i Paesi, la diseguaglianza di reddito è più alta tra gli immigrati rispetto ai nativi. Ciò indica l’ampia diversità delle popolazioni d’immigrati.
  • Nel 2012‑13, due immigrati su tre avevano un lavoro nei Paesi OCSE– ossia 1 punto percentuale in più rispetto ai nativi. Nell’Unione europea, si rilevano cifre leggermente meno favorevoli e il tasso di occupazione degli immigrati (62%) è inferiore di 3 punti percentuali rispetto ai nativi.
  • Nell’area OCSE, un immigrante su tre in età lavorativa e uno su quattro nell’Unione europea, ha conseguito un diploma di livello terziario all’estero. Un livello più alto d’istruzione consente di accedere più facilmente al mercato del lavoro. Tuttavia, gli immigrati con un diploma di studi superiori hanno maggiori difficoltà per trovare un lavoro rispetto ai pari nativi.
  • Circa due terzi degli immigrati hanno ottenuto il loro livello di qualifiche più alto all’estero. Il 42% degli immigrati istruiti all’estero e con un livello superiore d’istruzione che lavora nell’UE ha un'attività che richiederebbe solo un’istruzione di livello inferiore. Ciò rappresenta due volte il numero dei loro pari nati all’estero che hanno qualifiche ottenute nel Paese ospitante.
  • Avere un lavoro consente di proteggersi dalla povertà, ma è un po’ meno vero per gli immigrati. Gli immigrati che hanno un lavoro sono esposti due volte di più rispetto ai nativi al rischio di vivere in una famiglia con un reddito inferiore alla soglia relativa di povertà.
  • In parte a causa dei loro redditi inferiori, gli immigrati sono esposti due volte di più alla probabilità di vivere in un'abitazione sovraffollata rispetto ai loro pari nativi (19% vs 8%), nell’insieme dei Paesi OCSE.
  • Gli immigrati hanno più probabilità di essere esposti all’inattività involontaria. Essi possono essere desiderosi di lavorare, senza essere attivamente coinvolti nella ricerca di un lavoro. Nell’UE, una quota d’immigrati inattivi (21%) superiore a quella dei nativi senza lavoro (16%) dichiara che desidera lavorare. Le percentuali sono leggermente inferiori nell’area dell’OCSE (17% vs 14%).
  • Quasi due terzi degli immigrati integrati hanno adottato la nazionalità del loro Paese ospitante.

Principali risultati nell’UE per i cittadini originari di Paesi terzi.

Questa pubblicazione propone una sezione speciale che verte sui cittadini di un "Paese terzo" nell’Unione europea o non UE, che sono un gruppo “target” per le politiche d’integrazione degli immigrati dell’UE. Una serie completa d’indicatori sull’integrazione dei cittadini di un Paese terzo viene presentata nel rapporto per la prima volta.

  • Le differenze riscontrate nei risultati tra cittadini di Paesi terzi e cittadini del Paese ospitante tendono a essere più ampie rispetto a quelle rilevate tra cittadini nati all’estero (a prescindere dalla nazionalità) e nativi. In parte, tale andamento è riconducibile al fatto che gli stranieri hanno maggiori probabilità di essere arrivati di recente, poiché gli ottenimenti di cittadinanza aumentano con il tempo trascorso nel Paese di accoglienza.
  • In quasi tutti i Paesi UE, il tasso di occupazione dei cittadini originari di un “Paese terzo” è inferiore rispetto a quello dei cittadini europei. In entrambi i gruppi si registrano quote simili di persone meno istruite con un’attività lavorativa. All’opposto, i cittadini originari di un Paese terzo con diplomi superiori trovano più difficilmente un lavoro rispetto ai loro pari europei.
  • Il tasso di povertà delle famiglie di cittadini provenienti da un Paese terzo supera due volte quello delle famiglie dei cittadini del Paese ospitante.

Principali risultati dei giovani con un background migratorio

La pubblicazione include altresì una sezione speciale sui giovani di 15‑34 anni che sono nati all’estero o nativi ma nati da genitori immigrati. I risultati di questa coorte sono spesso considerati come un punto di riferimento per valutare il successo o l’insuccesso dell’integrazione. Nel 2013, nei 22 Paesi dell’UE e dell’OCSE per i quali sono disponibili dati, circa il 20% dei 15‑34enni era nativo con almeno un genitore immigrato su due o era lui stesso immigrato da bambino. Un altro 9% è arrivato nel Paese di accoglienza da adulto. Nei Paesi europei, i risultati di tale fascia di età tendono a essere inferiori rispetto a quelli degli altri giovani, all’opposto di quanto osservato nei Paesi OCSE non europei. Ciò è spesso il riflesso del background meno avvantaggiato dei genitori. Ciò nonostante, i risultati dei giovani nativi con genitori immigrati tendono a essere migliori rispetto a quelli dei loro pari immigrati in prima persona.

  • All’età di 15 anni i risultati scolastici migliorano a seconda del tempo di residenza degli studenti nel Paese ospitante e i figli nativi di genitori nati all’estero hanno risultati superiori agli immigrati che sono arrivati durante la loro infanzia.
  • Un’elevata concentrazione di figli d’immigrati nelle scuole è un problema solo se i loro genitori hanno un basso livello d’istruzione, come avviene spesso nei Paesi europei.
  • Nel 2012, nell’area OCSE, solo una media del 6% degli studenti immigrati di estrazione socioeconomica svantaggiata figura tra quelli che ottengono i migliori risultati scolastici nonostante il loro background, rispetto al 12% dei loro pari con genitori nativi.
  • L’istruzione è un forte motore d’integrazione nel mercato del lavoro dei giovani con un background migratorio; tra gli uomini, la crescita nei tassi di occupazione di quelli che hanno un alto livello d’istruzione, comparata ai risultati di quelli con un basso livello d’istruzione, è anche leggermente superiore rispetto ai loro pari senza background migratorio.
  • Nell’UE, il tasso di disoccupazione giovanile tra i figli d’immigrati nativi supera di quasi il 50% quello dei giovani con genitori nativi. Nei Paesi non UE dell’OCSE, i tassi dei due gruppi sono simili.
  • Dal 2007‑2008, il tasso di occupazione dei giovani con un background migratorio si è deteriorato in più ampia misura rispetto ai figli dei nativi nella maggior parte dei Paesi, in particolare per gli uomini.
  • I figli nativi degli immigrati nell’UE hanno maggiori probabilità di riportare di aver subito discriminazioni rispetto ai loro pari nati all’estero e che sono immigrati nell’UE. Tale risultato è in netto contrasto rispetto alla situazione rilevata nei Paesi OCSE non europei.

© OECD

Traduzione a cura della Sezione linguistica italiana.

La riproduzione della presente sintesi è autorizzata sotto riserva della menzione del Copyright OCSE e del titolo della pubblicazione originale.

Le sintesi sono traduzioni di stralci di pubblicazioni dell’OCSE i cui titoli originali sono in francese o in inglese.

Sono disponibili gratuitamente presso la libreria online dell’OCSE sul sito www.oecd.org/bookshop

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Il testo integrale in lingua inglese è disponibile online sul sito OECD iLibrary!

© OECD (2015), Indicators of Immigrant Integration 2015: Settling In, OECD Publishing.
doi: 10.1787/9789264234024-en

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